NOMINAZIONE: Chiesa di San Francesco - Manduria (TA)
CRONOLOGIA: XVII sec.
UBICAZIONE e CONTATTI: Piazza S. Francesco
POSIZIONE: G.P.S. Longitudine E 17°38'16 Latitudine N 40°23'50
DESCRIZIONE ARCHITETTONICA STRUTTURALE : La facciata è tripartita, scandita da otto lesène corinzie, quattro nella parte inferiore e quattro in quella media; nella partitura inferiore c’è il portale con fastigio modanato, con ai lati due nicchie, preceduto dal sagrato e gradinata; quello medio presenta nel mezzo un finestrone-rosone con cornice e arco a tutto sesto strombato, e due nicchie ai lati. La terza partitura è caratterizzata da un’ampia balaustra che segna la cimasa mistilinea con occhio centrale e pennacchi sui lati. Il timpano cuspidato chiude la maestosa facciata. L’interno è definito da una pianta longitudinale a navata unica, che termina con un singolare altare maggiore tutto in legno intagliato incastonato nell’ abside composto da nicchie che conservano busti lignei di Santi. Nella nicchia centrale è possibile ammirare un pregevole Crocifisso in legno, scolpito alla fine del 1600 da Fra Angelo da Pietrafitta, come la statua in legno di S. Francesco del 1709 è quella dell’ Immacolata. Il Coro è un’opera in legno del ‘600, elegante e raffinato, con disegni molto originali. Accanto alla chiesa esiste un chiostro di forma quadrata con doppio ordine di archi; i muri sono affrescati con scene di vita francescana. Nel refettorio è possibile ammirare un affresco venuto alla luce da poco, opera del pittore manduriano Diego Bianchi, che raffigura l’ Ultima Cena. Sul fianco sinistro si innalza un elegante campanile.
NOTIZIE STORICHE E ARTISTICHE : La comunità di S. Francesco, secondo alcuni documenti, cominciò la sua esistenza a Manduria nel 1471. La costruzione del convento fu diretta da Luca da Lecce, ministro provinciale dell’Ordine. A poco a poco esso fu ingrandito negli anni con gli aiuti di Pietro Antonio Corsaro e di Teodoro Pasanisi che poi vestì l’abito francescano. L’antico sagrato nel 1884 fu dimezzato per allargare la strada. La biblioteca era ricca di preziosi manoscritti, di libri di letteratura antica. Prima del 1799 il convento godesse di grande fama sia per le sue antichità sia per i frati dotti e virtuosi che lo rappresentavano. La rivoluzione partenopea del 1799 disperse molti frati, Gioacchino Murat sciolse molte comunità mendicanti e dette al Comune di Manduria la facoltà di conservare una sola comunità di monaci; fu scelta quella dei Cappuccini e così la chiesa e il convento dei francescani rimasero vuote.
Paolino Gatti li prese in cura per 7 anni. In seguito ad una petizione popolare il re Ferdinando IV nel 1816 concesse la riapertura della casa religiosa e il padre Raffaele Petecchia da Lecce fu destinato a guardiano. Pochi anni dopo si aggiunsero anche lo studantato e il noviziato. La legge di soppressione del 1866 colpì anche questa comunità e la struttura fu dichiarata proprietà dello Stato che, su richiesta, la girò al Municipio. Intorno al 1869 i locali furono adibiti a funzioni diverse, a scuole elementari, per concerti musicali e a magazzini. I piani superiori furono dati come ricovero ai poveri. Il 31 giugno del 1893 il Municipio riconsegnò la struttura ai frati dietro una ricompensa di 8.600 lire frutto delle offerte ricevute dai fedeli.